9 Perversioni e pervertimenti

Chi ritiene di dover reprimere la sessualità riducendola ad animalità, a puro rapporto di copula, l'organo genitale maschile introdotto nell'organo genitale femminile a scopo procreativo, costoro chiamano perversioni e pervertimenti ogni concezione diversa del sesso. Ma ci sono perversioni e pervertimenti ben più gravi e deleteri per la specie umana: le perversioni e i pervertimenti delle idee. La questione della doppia verità, e del conseguente pervertimento delle idee, è strettamente legata all'automantenimento al potere di una classe politica elitaria. La concezione della lotta politica come lotta di idee spesso nasconde questo pervertimento. Se le idee sono pervertite, la lotta sarà perversa. D'altro canto la questione dell'automantenimento al potere della élite dirigente è legata al pervertimento del significato di termini come 'elezioni' e 'nomina' in relazione a chi deve governare: la risposta alla questione 'chi deve governare' è spesso un pervertimento della reale questione di fondo 'come controlliamo le persone che abbiamo incaricato di dirigere la comunità? Il fatto è che la prassi della doppia verità conduce necessariamente a un pervertimento delle idee, dei concetti e dei termini usati in politica. Così per Hegel, e per Platone, la libertà è sacra, ma poi si spiega che la libertà è obbedienza al sovrano e alle sue leggi. Così per Lenin la verità è sempre rivoluzionaria, ma poi si scopre che la verità precede i fatti, e che i fatti si devono accordare con tale verità. Questo modo di pensare si estrinseca in affermazioni come "bisogna pagare le tasse" oppure "bisogna obbedire alle leggi", come se i problemi di giustizia, uguaglianza, equità, e quant'altro, come se i problemi di chi fa le leggi, chi stabilisce le tasse, fossero di secondaria importanza.
Per questo è così importante la questione Paolina, perché in politica tale questione emerge spessissimo. L'utilizzo di una idea per uno scopo esattamente opposto a quello per cui l'idea è stata pensata, il suo pervertimento, è un dato comune del pensare e dell'agire di un buon numero di uomini politici.
Si pensi, per esempio, all'autocritica del Vaticano rispetto alla condanna di Galileo. Si è detto che la Chiesa ha sbagliato, e Galileo anche perché aveva presentato la sua concezione sullo stato fisico della Terra e dei pianeti come una certezza, mentre, come Popper ha dimostrato, nella scienza non esistono certezze. Se cioè Galileo avesse conosciuto l'epistemologia di Popper, non avrebbe commesso l'errore di presentare la sua dottrina come quella giusta e quella della Chiesa come sbagliata. Il cardinale Bellarmino invece sarebbe stato un popperiano prima del tempo! Questo uso da parte del Vaticano dell'autorità epistemologica di Popper per fare una mezza autocritica del processo, e ribadire la critica contro quello zuccone di Galileo che aveva voluto minare l'autorità della Chiesa e delle Scritture, è cio che si chiama pervertimento di una idea. Che il Cardinale Bellarmino sia in grado, a secoli di distanza, di far girare i coglioni a chiunque ragioni colla propria testa, dimostra come non era certamente in gioco l'esattezza, o la certezza, di una teoria astronomica, ma semplicemente e puramente l'autorità e il potere della Chiesa. L'autorità e il potere della Chiesa sono in gioco ancora oggi come ai tempi di Galileo e, presumo, come ai tempi di Costantino: questo semplice stato di fatto appare ovviamente e tragicamente inaccettabile alle strutture della Chiesa. L'autorità della Chiesa deriva direttamente da Dio, accettare di porre in discussione tale autorità è come porre in discussione Dio stesso. Per tale indiscutibile sillogismo qualunque atto è giustificato nella difesa di Dio stesso, inclusa la falsificazione dei documenti. Pur tuttavia il potere dato da Dio alla Chiesa Cattolica si basa sulla fragile storia della visione di Paolo sulla strada di Damasco. Non farà meraviglia quindi che si sia prodotto un falso documento di Costantino per giustificare il potere temporale della Grande Chiesa, che si sia prodotto un falso documento del Cardinale Bellarmino per poter condannare Galileo. (24)

Naturalmente il pervertimento di una idea viene effettuato spesso per scopi molto più triviali, p. es. l'essere rieletto alla carica di Consigliere di Circoscrizione, il gradino più basso a cui può aspirare di essere eletto un uomo politico. E importante per il giovane amministratore riconoscere questo procedimento della concorrenza politica sleale. A tale fine è opportuno
1) verificare sempre le citazioni di autori autorevoli
2) verificare sistematicamente tutti i sillogismi: dopo l'autorità di un nome autorevole l'uso mistificatorio della logica è il più usato dei metodi di pervertimento delle idee
Un altro tipo di pervertimento è la dichiarazione di falsi obbiettivi per mascherare i veri, comunemente fatta a partire da dichiarazioni di tipo assiomatico dall'apparenza neutra. L'onorevole Martinazzoli, Segretario della Democrazia Cristiana, ebbe a dire in una riunione del Consiglio Nazionale del 23 Marzo 1993, che la politica è l'arte dell'impossibile e non certamente dell'ovvio. Questa affermazione potrebbe apparire banale nella sua insignificanza se non venisse messa in relazione alla concretezza della situazione politica del tempo. L'impossibile era ovviamente il fatto che la Democrazia Cristiana continuasse ad essere la forza politica dominante, mentre l'ovvio era la possibilità più probabile, cioè che la Democrazia Cristiana si accingeva a perdere il suo potere. In questo senso l'affermazione di Martinazzoli diventa umanamente comprensibile. Il pervertimento consiste nell'affermazione di Martinazzoli stesso, di pochi giorni prima, di non essere interessato a mantenere il sistema di potere democristiano, anzi di essere più di ogni altro interessato alla sua fine. Questa dialettica veniva insegnata nella scuola di partito del vecchio P.C.I., ed è evidente nella retorica di inizio intervento del tipo: 'io sono d'accordo con l'intervento del compagno che mi ha preceduto' e poi giù tonnellate di merda sull'intervento del compagno che era intervenuto prima. Perché tutto questo? Credo che il legame indissolubile tra teoria dell'élite e prassi della doppia verità sia la chiave di comprensione; quando il compagno inizia il suo intervento dicendo 'sono d'accordo col compagno che mi ha preceduto' dice ovviamente una bugia, ma a che scopo? Egli vuol far apparire che non ha nulla di personale contro il compagno, solo le loro idee sono in contraddizione; in realtà le idee sono spesso secondarie, ciò che viene rimarcato è la superiorità delle proprie idee rispetto a quelle del compagno, e, in ultima analisi, la propria superiorità rispetto al compagno. Ma una affermazione del genere, cioè 'io sono più intelligente del compagno che mi ha preceduto' , sarebbe in contrasto col principio che la politica è lotta di idee, che è la verità valida per coloro che non sono membri dell'élite.
Ora la politica è lotta di idee, e il pervertimento operato dalla teoria elitaria della democrazia su questo concetto consiste nell'usarlo in modo strumentale come se l'idea vera, l'idea giusta, non fosse già patrimonio dei membri dell'éIite.
Ci sono varie ragioni di iniziare una discussione, ma l'unica valida e ragionevole, oltreché nobile, è di voler sottoporre a critica le proprie convinzioni, su un argomento particolare o una concezione generale, poco importa. Se riteniamo di essere nel giusto, o almeno vicino al giusto, quale migliore occasione di arricchire le nostre idee attraverso un contraddittorio che non può essere che benefico? Purtroppo nelle scuole di partito si dà un'altra filosofia della discussione, rispondente
all'idea (vera, ancorché non dichiarata) che la politica è lotta per il potere e non lotta di idee. Così la discussione è concepita come un tentativo di convincere la controparte del proprio punto di vista, 'vendergli' un prodotto; oppure lo scopo può essere di sedurre la controparte, vendergli noi stessi. Un buon oratore sarebbe colui che riesce a vendere bene le proprie idee. Ovviamente questo è perfettamente legittimo, purché l'oratore dica la verità. Ma sarebbe forse opportuno differenziare i comizi, in cui un oratore espone le proprie idee, dalle discussioni, quando cioè almeno in linea teorica i partecipanti sono disponibili a modificare le proprie idee in conseguenza della discussione. Ciò può essere particolarmente difficile quando si 'discute' con i naziskin, i vetero-comunisti, i difensori del Sant'Uffizio. In generale è difficile discutere seriamente con chi è fanaticamente, irrazionalmente legato ad una ideologia proprio a causa dell'atteggiamento di chiusura mentale che di solito il fanatico adotta nei confronti di posizioni diverse dalle sue. Ma questa non può essere una scusa per adottare una simile chiusura mentale nei confronti di chiunque. Tuttavia questa concezione tollerante è spesso strumentalmente utilizzata al fine di cercare di vendere le proprie idee a chiunque, di cercare di ottenere voti da chiunque: il politico volpone non cercherà
mai di convincere i membri del pubblico che sono una massa di cretini, al contrario mostrerà di essere sensibile alle loro idee, alle loro proteste.
Questa sottile differenza tra vera e finta tolleranza è particolarmente importante durante la campagna elettorale (ricordando che il politico-volpone è sempre in campagna elettorale) .Durante questa fase si verifica normalmente il pervertimento delle idee di cui sopra, le conversioni sulla via di Damasco e su tutte le vie dovunque conducano, la piena disponibilità dei candidati a farsi interpreti della volontà del maggior numero di persone possibili.
Il giovane amministratore cercherà di chiarire a se stesso in ogni circostanza in cui si trovi a discutere con chicchessia, se sta partecipando a un comizio, o a una vendita di fine stagione, o a una discussione vera e propria con una controparte disponibile a modificare il proprio punto di vista. Considererà poco educato interrompere un comizio, a cui peraltro non sarà obbligato ad assistere, potrà commentare sul prezzo eccessivo di prodotti di cui venga asserita la vendita sotto costo, non si sottrarrà a nessuna discussione vera.
Così la teoria elitaria della democrazia, indissolubilmente legata alla prassi della doppia verità, contiene già in sé la verità. Al contrario la teoria egualitaria della democrazia non possiede tale verità, ma chi abbraccia tale teoria sa anche che chi dichiara di possedere la verità è, di solito, un cialtrone.
 
 
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