I pescatori - Renzo Zenobi

    Perduto al tuo deserto di lavagna consumata, grande
    comico dei pazzi professore in osteria;
    i pescatori adesso cedono a un tramonto in bianco e nero
    hanno argento nelle tasche, troppi sogni nella stiva
    cambieresti il tuo cilindro con la loro divisa ?

    Volevano i miei occhi per rubare le stagioni, dita
    strette sui capelli ed i miei baffi per fumare;
    hanno lingue d'oro bianco e cuori stanchi i pescatori
    gli ufficiali hanno l'invidia che coltivano sul verde
    mi ameresti al mare aperto dove il vento si perde ?

    Due vedove camminano alla messa delle cinque
    e mia madre una di loro maledice il mare vecchio,
    manderai tuo figlio in una fabbrica ad uccidere il cervello
    morirà ma in una guerra ed ammazzando un altro figlio.

    Tu che hai chiuso la tua mente in un convento di montagna, tu che
    preghi un po' più forte contro il vento e la tristezza;
    i tuoi pensieri torneranno con la nebbia dei mattini
    e i pescatori adesso cantano ad un'alba sotto voce,
    crederesti il loro cuore più vicino al tuo signore ?

    Adesso la mia noce s'è spezzata nel rancore
    è rimasta qualche spina fra orgoglio e presunzione,
    ho lavato le mie mani e le mie lenti con colori
    mi vorresti al tuo fianco a rammendare la tua stella ?

    Le pareti della strada ora rincorrono i miei sogni, due
    castagne nella mano una montagna nelle tasche;
    sono nato un'altra volta avevo immagini così diverse
    sono stato un buon soldato un professore oppure un santo
    presto il mare porterà le mie labbra ad una spiaggia,
    voglio che sia d'Aprile.
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    Marco Giunco
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