Silvia - Renzo Zenobi

    Tutto su un tramonto viola acceso
    con il tè sopra Firenze,
    nuovi giorni prometteva aprile;
    cerchi di limone alle colline,
    il tuo glicine sognava,
    nodi di mare sulle nostre dita.

    Silvia ti ricordi la commedia
    recitata ad un sorriso,
    la mia voce si accordava lenta,
    e Beato Angelico negli occhi
    e mio padre nel cervello,
    essenza di ambra
    consolava il mio mantello.

    Il fuoco di quercia triste
    mi guardava con occhi saggi,
    da domani un'altra storia
    e un'altra faccia
    tra i suoi legni,
    ed ancora un Giorgione
    sopra il letto non ha
    svegliato i sogni.

    Piove piano sopra terra scura
    e un cipresso maschio e canne
    si corteggiano con suoni di foglie.
    Dolce latte aumenta la coscienza,
    soffia via la mente adulta,
    da un cappa sale sopra il fumo.

    Silvia ti ricordi la paura
    tanta gente dietro i vetri
    e nessuno ti gettava un fiore,
    e la rabbia ormai non ha più voce
    lascia il posto a indifferenza
    suona forte se non torna
    la pazienza.

    Che strano, con il mattino
    le montagne sono di sabbia
    e non sapere dove volare
    non vuol dire
    sei senza amore,
    ed ancora il mio nome
    puoi usarlo
    per un ventaglio al sole.

    Stanco di lottare contro il bianco
    il tuo glicine si è arreso
    e sulle palme adesso è già l'inverno;
    la licenza è quasi terminata,
    la stazione e il mio maglione,
    la domenica è già consumata.

    Silvia benedetta la tua mano
    calda al vento in tramontana fresca
    per le fronti di fatica;
    la Toscana ha vinto, ha già rubato
    i tuoi occhi ai suoi colori e cavalchi
    ad una caccia fra le monete
    nella mia tasca.
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    Marco Giunco
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