LA SIEPE INTORNO AL CAMPANILE

Le storielle di Campli, a differenza di quelle di Schilda alla cui raccolta von Schonberg dedicò 35 capitoli nel 1598, risultano quasi tutte affidate alla tradizione orale. Don Pasquale Delpaggio,il dotto ed umanista Sacerdote, Arcidiacono di Campli, è l'unico ad averne lasciato traccia ne " Il mio Paese" con una breve premessa: " tante fiabe e leggende che si raccontano a Campli e formano anche oggi il pascolo di elementi di più modesta cultura, sono comuni con quasi tutti i paesi della regione e di altre parti d'Italia" (30).
Si riferiva, al mondo fantastico dell'infanzia e della mitologia e, pur chiamandole fiabe, legava le storielle della torre e della siepe intorno al campanile, alla tradizione ironica comune ad altri paesi. Un esempio, per restare nei confini della regione, è Pacentro di cui si racconta che i suoi abitanti stendessero un grosso telo sui monti per non far giungere, alla sottostante Sulmona, i benefici raggi del sole. Riferendosi alle altre parti d'Italia, Delpaggio pensava, sicuramente, a Cuneo: " nota nella storia del Piemonte, come Campli nella storia d'Abruzzo".

Nocella di Campli. La torre del Terziere

Con un tocco di fine umorismo racconta che, edificandosi contemporaneamente nel XIII secolo i campanili di Teramo e Campli, sorgesse gara fra le due città per chi lo portasse a compimento per prima: "però quello di Campli cresceva a vista d'occhio perchè tutto il materiale era stato preparato precedentemente e perché si lavorava anche di notte. Quelli di Teramo tentarono di corrompere il Governatore di Campli che la Regina Giovanna aveva mandato direttamente da Napoli a regge re quella Università. Ma questi, burlone qual'era, non volendo disgustarsi i Teramani e non tradire i suoi amministrati, rispose che anche cogli operai ridotti di numero, il campanile di Campli cresceva di più perchè lo aveva fatto annaffiare alla base" (31).
Riporta anche la più classica delle storielle camplesi che è quella della siepe (fratta) piantata intorno alla torre campanaria per impedire che " i naturali del quartiere di Nocella, che si erano rifiutati di concorrere all'edificazione del campanile(...) sentissero il suono dell'orologio. "Ma, conclude Delpaggio, "quelli, ripiccati, misero l'orologio per conto proprio nella Torre del Terziere " (32). Non si limitarono, però, a munirsi anche loro di un orologio, ma, per distinguersi, lo dotarono di una sola "sfera", quella delle ore.
Una storiella, non proprio simile, che ripropone la classica contesa sui campanili con la particolarità dell'orologio, è quella raccontata da Pietro Rosegger nelle Amenissime storie della città di Abelsberga (33). Questa era un paese della Stiria i cui abitanti avevano atteggiamenti ed abitudini simili agli abitanti di Schilda e di Campli, con la 
differenza che erano forti bevitori e quindi devoti a Bacco con le conseguenze che ne derivavano. Gli abitanti di Abelsberga erano gelosi della vicina Neudorf che aveva la chiesa parrocchiale con due campanili e due orologi. Decisero, allora, di costruirne un altro uguale a fianco di quello esistente "che era molto grazioso e snello" e che aveva un orologio che "per far piacere agli scioperati di Albelsberga faceva breve il giorno e lunga la notte". Per loro il giorno propriamente detto era la notte, durante la quale si dedicavano al loro "lavoro" preferito che "consiste(va) nell'attendere al boccale e al mazzo di carte". Il campanile con il suo orologio segnava così bene le ore di "lavoro" che si dissero: " se con un campanile si va così bene, figuriarsi come si andrebbe con due!".
Inutile raccontare tutta la storia: il sagrestano, incaricato di conservare il denaro che veniva raccolto per la costruzione, si lasciò tentare e finì per destinarlo, seralmente, all'osteria sicchè, all'alba, quando rincassava barcollando, i fumi dell'alcool gli facevano vedere due campanili, anzichè il solito. Si convinse, allora, che il desiderio dei parrocchiani si era realizzato per cui trovò comodo, continuare a portare i soldi che raccoglieva al cantiniere.
La storiella raccolta da Rosegger ha poco o nulla in comune con quella di Campli; è stata riportata per ricordare, incidentalmente, un altro "paese felice", Abelsberga, sul quale è stato tramandato, al pari di Campli, fra le tante, anche una storiella sul "campanile e sull'orologio".


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