LA SEMINA DEL SALE

Legare all'incontro dei fanti aprutini con la gente sassone la nascita della tradizione "burlesca" camplese, è una ipotesi azzardata anche perchè, pare, che Paolo III ritirasse le proprie truppe dopo l'assedio di Ingolstand (17). E' un'ipotesi suggestiva: non è detto che qualche "compagnia" teramana non partecipasse a quella dura marcia di nove giorni per superare le rive dell'Elba e giungere a Muhlberg. Si pensi ad Orazio Forti e Giovanni Palucci che appartennero alla "compagnia del Capitan Giulio" e che morirono combattendo valorosamente, come racconta il Mutij (18).
Lascia comunque pensare la stretta analogia tra le "storielle di Schilda" e le "storielle di Campli" per l'esistenza di una realtà storica: la partecipazione dei giovani teramani alla guerra di Smalcalda. I fatti accaduti possono aver influenzato la cultura delle classi povere per entrare nella tradizione divulgativa popolare. Tradizione orale, che non lascia traccia e che opera nel tempo, spesso attraverso manipolazioni delle classi dominanti. Sicchè, "i pensieri, le credenze, le speranze, dei contadini, e degli artigiani del passato...giungono ( quando......giungono) quasi sempre attraverso filtri e intermediari deformanti" (19).
Ma non è materia di questa ricerca l'analisi del ruolo delle "culture" dell'epoca nel tramandare per Campli la stessa sorte dei cittadini di Schilda. Un fondo di malevolenza deve esserci stato posto che le verità storiche ne lasciano intuire i motivi ed il susseguirsi degli avvenimenti ne lasciano comprendere i meccanismi. Dalle iniziali espressioni individuali (dei reduci della guerra di Smalcalda ?), i racconti (burleschi) vennero accolti ed assimilati dalla collettività e quindi trasmessi, di generazione in generazione, ai giorni nostri. Si è formata così, nel tempo, quella "tradizione popolare" che ha tramandato per Campli, ad esempio, la storia della semina del sale che troviamo in tre capitoli del "corpus ufficiale delle storielle di Schilda" (20). Racconta von Schonberg, che i cittadini di Schilda pensarono di costituirsi una riserva di sale per evitare il ricorso ad usurai nel caso che, "per ragioni di guerra", non ne avessero avuto abbastanza (21).
Fecero una considerazione molto semplice: poiché lo zucchero, che somiglia al sale, si estrae da piante che crescono sui campi, anche il sale si può ottenere nello stesso modo, basta seminarlo. Detto, fatto. Nel timore che i chicchi di sale seminato venissero beccati dagli uccelli, misero quattro uomini armati di fucile a guardia del campo e, per evitare che il seminato venisse calpestato da altre bestie, misero un quinto guardia no con il compito di scacciarle.
Ma avvenne che alcune bestie invadessero il campo ed il guardiano, per non danneggiarlo ulteriormente, non osò entrarvi, mentre quelli armati, comandati a sparare agli uccelli, non si sentirono legittimati a sparare ad animali diversi dai volatili. La questione venne sottoposta al Consiglio del Tribunale che risolse con "acume" il problema, ordinando che il guardiano, munito di una verga, entrasse nel campo su di una lettiga portata a spalle da quattro famigli. In tal modo non vi sarebbe stata la necessità di calpestare il seminato ed agitando la verga, avrebbe potuto scacciare le bestie. Come Dio volle, l'erba crebbe ma era ortica. Tuttavia, i cittadini di Schilda, convinti più che mai che fosse "l'erba del sale" per averla sentita pungere le loro

"...ordinando che il guardiano, munito di una verga entrasse nel campo su di una lettiga portata a spalle
da quatro famigli..."

natiche, si apprestarono al raccolto; ma non riuscirono a mieterla perchè pungeva e persero, così, con il raccolto anche il sale della semina (22).
A Campli, parimenti, i volenterosi cittadini, seminarono il sale e constatando che nulla nasceva, imputarono alle cavallette la distruzione del seminato. Misero allora quattro guardiani, armati di fucile, con l'ordine di sparare qualora avessero avvistato l'insetto devastatore.
Avvenne che una cavalletta andò a posarsi sulla spalla di un guardiano, sicché l'altro, a differenza dei guardiani di Schilda, sparò ammazzando con la cavalletta anche il compagno. Visto il risultato esclamò : "uno dei nostri ed uno dei loro". 
Anche a Campli una bestia, per la precisione un asino, venne scoperto mentre calpestava il campo seminato. Fatto prigioniero, venne portato in pubblica piazza, e "processato". Fu condannato ad 
essere gonfiato per insufflazione ad opera di tutti i cittadini mediante cannello inserito nel posteriore della bestia. Per ultimo toccò al Sindaco che, conscio del suo rango, disse solennemente che mai avrebbe messo la bocca laddove altri avevano posta la loro e, con tono autoritario, ordinò di girare la cannella ("vudde cannelle" ).


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