E ALLORA ?

"...E allora il fantasma si guardò allo specchio e non vide nulla,
capì, in un istante, che c'era qualcosa che non andava,
si mise l'impermeabile che gli aveva regalato Maria ed uscì nella notte..."

1.

C'era un volta un castello, ed in questo castello abitavano persone normali e fantasmi. Vi chiederete qual è la differenza tra una persona ed un fantasma ? Ed io vi rispondo, diamine, i fantasmi passano attraverso i muri, volano, vedono nel futuro e sanno con certezza il cavallo vincente ed i piazzati di domani, salvo non  poter scommettere perché, essendo morti, non hanno bisogno di mangiare, non hanno freddo, non hanno caldo, non hanno problemi di trasporto e non devono mai andare dal dentista. Le persone al contrario hanno bisogno di soldi, per cui sapere le informazioni di cui al paragrafo precedente, farebbe veramente comodo, ma non c'è contatto tra uomini e fantasmi, gli uomini non vedono i fantasmi ed i fantasmi non frequentano mai lo stesso bar due volte di fila, e se per caso appaiono ai comuni mortali , vuol dire che non sono morti e vi stanno solo prendendo per il culo,  e voi questo non lo potete sopportare.
Nel castello, di cui stavamo parlando poc'anzi, esistevano uomini e fantasmi. I primi conducevano una vita ordinaria: mangiavano, bevevano, ridevano, piangevano,lavoravano, alcuni, per potersi permettere i bisogni di cui sopra e chi non lavorava aveva qualcuno che lo faceva al suo posto, ma sostanzialmente ognuno degli uomini aveva contatti più o meno gradevoli con la realtà. I fantasmi no, loro guardavano i mortali soffrire e gioire con distaccata compiacenza, sicuri che nulla e nessuno potesse turbarli , sicuri che la loro condizione li proteggesse da qualsiasi evento, maligno o benigno che fosse. Ma...
I ma sono sempre fastidiosi, soprattutto se il ma riguarda un evento non calcolato che minacci un'esistenza più o meno beata. Volete degli esempi :
Il bambino giocava a calcio lieto e leggiadro, ma una granata serba, o croata, l'ha divelto in due.
La sposa guardava lo sposo con amore, ma lo sposo è impazzito, oppure ha bevuto , ma tutto questo alice non lo sa.
Pensate ad un ma riferito a dei fantasmi, in fin dei conti cosa può turbare l'esistenza di un fantasma, cosa può succedere più che morire. Questo deve essere un MA veramente devastante, uno di quelli che cambia l'esistenza di un'intera generazione, i pantaloni alla zuava, o quelli a zampa di elefante per esempio, ma forse non basta, ancora di più, ancora più devastante, qualcosa di tremendo, di assolutamente pestilenziale, più dell'alito di un cammello in preda ad un attacco di cirrosi, più delle scarpe di Gelindo Bordin  dopo la maratona di New York, più del bacio di Giuda, più del rigore sbagliato da Baresi nella finale dei Campionati del Mondo, più di una ragazza di cui sei segretamente innamorato che ti chiede come ti chiami e tu gli rispondi "V-V-Virgilio" e ti chiami Ezio. Insomma accadde che...
Un bambino si alzò dalla sedia e disse: "che noia!".
Una donna raccolse una mela da un albero e la diede al suo uomo, e tutti i fantasmi furono costretti a  mangiare, bere, dormire, lavorare etc ,etc ,etc.
Un uomo guardò fuori dalla finestra del castello e vide che c'era un fiore, uscì dal castello, lo raccolse ed il castello svanì.

Ed il fantasma, costretto, comincia a pensare.
 

2.
 

E allora?
E allora accade che non c'è niente da capire, che il castello in cui stavate poco prima è svanito nel nulla e sono rimaste solo le bollette da pagare.
Avete mai pensato a che cosa succede quando un cosa finisce?
A quando una persona che avete visto ogni giorno per anni improvvisamente non la vedete più, non perché muore, ma semplicemente perché il castello in cui abitavate non esiste più, la dimora dove ogni giorno vi scambiavate idee, impressioni, invettive, non c'è più. Non è come quando finisce un amore, è peggio. Quando finisce un amore restano i ricordi, magari il rancore, magari da una delle due parti c'è ancora amore. No,  non resta niente quando svanisce un castello. Qua  qualche coccio che presto svanisce, lì un foglio di carta con un numero di telefono che può appartenere a chiunque e a cui non telefonerete mai, nemmeno per gli auguri di Natale. La, una fotografia in bianco e nero di una persona di cui non ricordate il nome, che potrebbe essere ancora viva, come potrebbe essere morta vent'anni fa, ma che un tempo abitava con voi nel castello che è svanito.
La cosa più brutta è il freddo che resta dentro quando un vago ricordo si riaffaccia nella mente, quando si cerca di cullarlo per farlo restare il più a lungo possibile, pur sapendo del male che vi state facendo. E' un freddo mortale che entra fin nel profondo dell'animo per lasciarvi soli, tristi, incazzati, nudi. Nudi!?!.
Ecco una parola che apre una porta su un ricordo... diavolo è uno di quelli, uno di quelli freddi, uno... Nudi... Eravamo in  un letto nudi che parlavamo, forse avevamo fatto l'amore... no, faceva caldo. Faceva caldo ed era inverno. Faceva caldo, era inverno, ed eravamo nudi... Io e ... io e chi altro. Una donna.. Ehi questa si che è una novità. io e una donna, ed eravamo nudi, ma non avevamo fatto l'amore, era inverno e non faceva freddo, anzi faceva caldo. Eravamo in una casa - difficile che un letto sia per strada - una di quelle vecchie, con soffitti alti, le persiane e non le tapparelle, le porte che cigolano quando le apri, e mai quando le chiudi, chissà perché? La donna era bella, oppure così me la ricordo... sicuramente eravamo sotto le coperte, quelle di lana, con lenzuola di lino profumate di pulito, come la pubblicità... il nome, non ricordo il nome, è come se fosse un momento che non ho mai vissuto, eppure è reale, lo conosco, l'ho fatto io, diavolo, l'ho vissuto io, non qualcun altro, io....
Puff, svanito, tornato nel passato, morto. Il castello in cui avevamo vissuto quel momento è scomparso ed ora non ricordo nemmeno il nome. Elisabetta, Maria, Lorenza, Raffaella... Marco, Mario, Bruno, Antonio...
Nomi senza volti, peggio volti senza nomi, come le comparse dei film d'azione, arrivano, dicono una battuta, vengono ammazzati e subito dimenticati dal pubblico. L'eroe dura per tutto il film, la comparsa per un attimo, inutile a se stesso, ma utile solo alla storia.
Vi ricordate il film 'Dove osano le aquile', quello con Richard Burton e Clint Estwood che, durante la seconda guerra mondiale, penetrano in una fortezza tedesca, appollaiata su un picco alpino, per smascherare una rete di spie e liberare un generale americano. Bene in quel film c'è una scena in un cui un soldato tedesco, di forse vent'anni , viene ucciso dall'eroe americano, e mi ricordo, nonostante avessi avuto forse dieci anni quando l'ho visto la prima volta, che il primo pensiero che mi è venuto in mente è stato: chissà se ha mai fatto l'amore? Non credo che a quell'età capissi il significato di quel pensiero, era dovuto solo al fatto che pochi giorni prima avevo visto un altro film di guerra in cui un giovanissimo partigiano francese diceva al suo compagno, poco prima di morire, "Non è giusto morire senza aver mai fatto l'amore", o qualcosa del genere.
Ecco il soldato tedesco era una comparsa, oltretutto dalla parte cattiva, la cui morte era solo una parte insignificante di un più alto disegno, mentre quella del suo coetaneo francese, identica sotto tutti gli aspetti, era la morte di un protagonista che valeva la pena di essere ricordata. Eppure sono morti tutti e due, e tutti e due avevano ricordi, fantasmi, pensieri. Tutti e due avevano vissuto un loro castello.
Tutti e due avevano qualcosa da dire a qualcuno.
 
 

3.

E allora?
E allora è sempre così. Se scaviamo in fondo alle cose scopriamo che non esiste il buono, e forse neppure il cattivo, che il male ed il bene lo possono capire solo coloro che lo ricevono, e mai coloro che lo danno, che non esiste un unica ricetta per vivere, ma, probabilmente, non ne esistono nemmeno due.
Vi sfido a dimostrare scientificamente che la vita di Ghandi ha più valore di quella di Arturo Giobelli , partigiano ucciso dai fascisti nel luglio del '44, e che quella del partigiano ha più valore di quella di Fabrizio Nesta, repubblichino ucciso dai partigiani nel Gennaio del '45. Impossibile!!!!.
Eppure da tutte le parti si esalta qualcosa e si dimentica qualcos'altro, molto spesso lo si cancella del tutto, come se fosse inutile. E' il gioco della parti, delle etnie, delle comunità, della stessa famiglia. Noi, loro. I protagonisti,  le comparse. Bianchi e Neri.
Poi quando la parte svanisce... Puff tutto quello che c'era dentro, andato. Alcuni ricordi si perdono altri diventano maleodoranti muffe che danno solo fastidio, e appena possibile... una mano di bianco e si ricomincia.
 

4.
 

E allora?
Silenzio. Dovete fare silenzio per sempre. Dovete stare in silenzio, non dare fastidio e farvi da parte. Tanto non ci siete, non esistete, non avete nulla da dire e da fare. Una bella iniezione e via... Puff... Ricordi e basta, e spesso nemmeno quelli. I barboni, i negri, gli ebrei, gli altri, i mussulmani, i cristiani, gli atei, le streghe, i biondi, quelli a cui gli puzza l'alito, i bassi, i mancini, le donne, gli uomini, le zanzare, i comunisti, i fascisti, i contadini, i terroni, i proletari, i borghesi, i nobili, il clero, la terza età, il terzo mondo, i marocchini, i polacchi, gli storpi, i lebbrosi, quelli con i baffi e quelli senza, i cosacchi, gli abitanti del Kuwait, quelli di Hiroshima e Nagasaki, quelli di Dresda e di Amburgo, i malati, le puttane, i drogati, i sifilitici ... gli uomini e le donne di tutte le razze e religioni. Puff... un iniezione e via... e liberiamo il mondo dalle parti, da tutte le parti, da tutto.
E forse ricominciamo da capo.
E poi...
Guardiamo le nuvole passare.
La pioggia che arriva a pulire il mondo.
Il silenzio di un milione di anni passati.
Irrompe la monotonia di una giornata.
Ermes ci osserva annegare in solitudine.
Irrompe la noia di una nottata.
Aaron non esiste più.
E non cercate di capire cosa sto dicendo.

Ciao luna chi canta per te è fesso,
ciao stelle dormire sotto di voi è scomodo.

Ciao fuoco, intorno a te cantano i cowboy
sotto le stelle alla luna,
scomodi e fessi!
 

5.
 

E allora?
Niente.Ogni minuto passato a pensare è un minuto perso per sempre, tanto il nostro pensiero non conta nulla, qualcuno lo ha già fatto per noi, qualcuno di più importante ha già elaborato teorie fondamentali e definitive,  sia esso un tassista, sia esso un filosofo.
Sono i fantasmi che hanno detto le cose più importanti, sono loro che ti assalgono alle spalle e ti spiegano la vita salvo poi scomparire per lasciarti solo. Sono loro che ti dicono di fare, e tu fai, sudi, piangi, ridi, fai fatica... loro dicono, tu fai, e pensi, ma se pensi perdi tempo, e se perdi tempo arrivano i fantasmi e ti spiegano che è peccato, pensare è peccato, pensare alle tette che è bello toccare è peccato, pensare a quel sedere così pieno di se è peccato, pensare che domani si è morti è peccato, pensare malinconici al tempo passato è peccato.E allora ti incazzi, ma è peccato, mangi una mela per passare il tempo ed è peccato, ti chiedi perché loro pensano e tu lavori ed è peccato.

Vedi un fiore lo accarezzi,
lo guardi pensi e ad un sogno,
passa accanto a te un profumo dolce
lo guardi e pensi ad un sogno,
e le luci della città si spengono alle tue spalle,
mentre percorri il viale che ti porta al lavoro,
le guardi e pensi ad un sogno
mentre il freddo ti entra sotto i vestiti
lo guardi e pensi ad un sogno.
Anche oggi ti guarderanno fare e tu farai,
anche oggi ti lasceranno fare e tu farai,
anche oggi .....
la musica entrerà dentro di te fino a farti male...
e tu forse sarai felice.
 

6.
 

E se fosse stato giusto bruciare le streghe?
Ecco una prospettiva che, ora, nessuno considera, nemmeno i discendenti di coloro che le streghe le hanno bruciate, con o senza processo, sul serio.
Eppure una ragione ci doveva pur essere. Io non credo nella fine psicologia politica di chi riteneva, con quel tipo di gesto, di poter controllare meglio le masse o cose del genere. Io penso che, forse, una ragione concreta, o magari una serie di ragioni, doveva pur esserci tanto da portare delle persone a ritenere che le streghe, gli eretici, i diversi fossero da bruciare, gli ebrei da sterminare, i contadini e i capitalisti da far sparire.....
Ecco quello che mi manca sono le opinioni a confronto. Insomma uno che dica: "Le streghe sono da bruciare perché ...blabla blabla blabla" e uno che gli risponde: "Non condivido la sua opinione perché ...blabla blabla blabla". Ma non lo potrò mai sapere? Non potrò mai sapere che cosa spingeva i cristiani a bruciare le streghe, eppure sono tutti ancora lì, che ci guardano, ci giudicano e... ci perdonano... . Si Loro ci perdonano e non tengono conto del disagio che gli abbiamo procurato nel farci bruciare, sterminare, nascondere in fosse comuni (magari ancora vivi), processare etc etc etc.
Ed ecco che ritornano i fantasmi.Guardano e non capiscono, leggono e non sanno leggere, pensano... e non sanno pensare. Ed in un delirio di pressanti richieste di pace arriverà sempre una voce a dire: "E se fosse giusto bruciare le streghe". E noi tutti di corsa a preparare il rogo.

Mi sa che una ragione reale ci doveva pur essere. Magari un giorno ce la faranno sapere.
 

7.
 

Magari un giorno.
Magari un giorno mi innamorerò di te,
ma non ti amerò mai.

Magari un giorno.
Magari un giorno canterò una canzone su te,
ma non sarà per te.

Magari un giorno.
Magari un giorno scriverò un libro su te,
ma tu non lo leggerai.

In silenzio porterò le mie labbra sulle tue,
toccherò i tuoi seni e assaggerò il tuo ventre,
ma tutto questo non sarà per te.

Magari un giorno.
Magari un giorno scoprirò di essere nudo,
ma non ti amerò mai,non potrei.

Magari un giorno.
Magari un giorno sognerò di te
e tu sorriderai furiosa.
 
 
 

8.
 

A questo punto potrei parlare di sesso, ma non lo faccio perché l'argomento è troppo intimo per poter essere messo su delle pagine che vorrei fossero lette da tante persone, comprese quelle che mi conoscono, e che potrebbero essere offese dal mio modo di vedere le cose.
Ecco questa è una cosa strana, più sono in intimità con una persona più ho paura di svelare un lato del mio carattere che a questa persona potrebbe non piacere. E' una specie di pudore che arriva proprio sul più bello a fermare la completa confessione delle mie virtù e delle mie  perversioni.
Chiunque ha qualche perversione segreta che si tiene nel cassetto, sia la voglia di mangiare caramelle, che quella di restare casti e puri per tutta la vita, sia quella di provare più piacere da soli che in compagnia, che quella di voler provare ad andare a cavallo, sia quella di suonare la chitarra davanti a centomila persone, che quella di nuotare nudi. Ecco cos'è la perversione? E' guardare dal buco della serratura, è commettere un atto contro natura, è gridare in un silenzio?
Perché devo nascondere a tutti il fatto che mi piace guardare due belle tette. Perché vivo, da sempre, il sesso, il mio sesso, come qualcosa di sporco. Poi perché il sesso deve essere sporco e la castità pulita?
Ma non voglio parlare di sesso, gli altri fantasmi potrebbero incazzarsi e tornare in massa per guardare nel buco della serratura della mia stanza, e scoprirmi mentre accarezzo, in silenzio, la mia chitarra, o leggo, spudoratamente, un libro di Harmony.
Potrebbero parlarmi con fare suadente e dirmi che il mondo va oltre il mio piccolo orticello, che non posso fermarmi ora, nonostante tutto, ma devo andare avanti e via la solita valanga di luoghi comuni buttata addosso al mondo intero.
Ed io potrei anche crederci, e piano piano smettere di essere contento di quello che sta nel mio cassetto e considerarle veramente perversioni.
Le mie poesie, i miei sfoghi, le mie donne, le mie canzoni, la mia voglia di  dipendere da qualcuno, la mia gola e tutte quelle cose che, a volte, chiamano peccati, ed altre volte chiamano virtù.
I miei sogni nel cassetto che non svaniscono mai, e sono lì a farmi compagnia, alla facciaccia brutta di chi non ci crede.
Pubblicherò un libro che tutti leggeranno.
Farò un disco che tutti ascolteranno.
Passero un'indimenticabile notte d'amore con Jody Foster per poi tornare dalla mia ragazza, che, guardandomi imbronciata, mi dirà "e va be' ne valeva la pena".
Vincerò il titolo Italiano di Basket  battendo in finale la squadra allenata da mio cugino, il quale, stringendomi la mano alla fine della partita, mi dirà "ha vinto il più bravo".

C'è un bambino che ha fame.
Qualcuno gli dia da mangiare.
Qualcuno gli dia da mangiare.

Ho perso la chiave del cassetto.
 

9.
 

C'è cenere dietro al mio macinino da caffè.
C'è anche un po'di grigio attorno ai miei capelli
e un bel po' di cadaveri impazziti che ballano
alla luce sbiadita e calda di una candela.

C'è noia nelle mani della notte, la nostra notte.
C'è anche fame di vittorie e sete di sconfitte
ed un sacco di belle promesse fatte dai vinti
e dai vincitori all'indirizzo degli osservatori.

C'è un bambino che muore di fame, la vera fame.
C'è anche un disco volante che si alza nella notte
e tutti a dare la colpa alla noia di una follia estiva
mentre l'inverno ha il freddo calore di una vita.

C'è luce nei tuoi occhi che guardano dietro alla porta.
C'è la luce di chi ama senza capire cosa sta facendo,
ed una sacco di bramosia per avere qualcosa che,
quando avrai, sarà solo qualcos'altro da dimenticare.

Ci sono sogni che guardano alla sabbia di una clessidra.
Scende e non sale mai ad indicare che qualcosa sta passando
scende e non sale mentre il solito bambino muore di fame
e tu lo guardi tenderti la mano e non sai cosa fare.

Buonanotte bambino!
Hai perso anche questa volta.
Buonanotte bambino,
spero tu possa nascere un'altra volta
e che sia io a tenderti la mano
e tu a non sapere cosa fare.
Buonanotte bambino.
 

10.
 

Cittadino poliziotto, giudice, carnefice e già che ci siamo anche un po' ladro.
Ecco il cittadino ideale. Che vigila, che giudica, con o senza processo, che mette in gabbia e poi, per poter essere ricattabile in qualsiasi momento, ladro.
E' un pensiero che mi veniva in mente stamattina riflettendo su cosa mi sarebbe successo se, assistendo inconsapevolmente ad un delitto, non mi  fossi accorto di quello che avveniva e avessi continuato il mio da fare come se niente fosse. Immaginavo il colpevole e la vittima dichiarare all'unisono che un tale era passato di lì senza alzare un dito per impedire il delitto. E giù titoli sul giornale in cui la vittima piangeva dell'ingiusta società dove ognuno si fa i fatti propri, e non c'è spazio per un minimo di solidarietà, e l'egoismo imperante, e bla bla bla bla. Il colpevole del delitto poi era un emarginato, triste e silenzioso che faceva paura, ma in un certo senso era costretto a far paura e bla bla bla bla. E la colpa di tutto era la mia, che passavo di li, magari pensando abbondantemente ai cazzi miei, non rendendomi realmente conto di quello che succedeva. Ma non importa. Il vero colpevole ero io, che dovevo vigilare sul mio prossimo, in un istante giudicare l'accaduto e già che c'ero intervenire a punire il colpevole e consolare la vittima, per poi andare a lavorare, come tutti i giorni, e pagare il 50, 60 per cento di ciò che guadagno per stipendiare, vigili, giudici, secondini e ladri. C'è qualcosa in tutto questo che non va. Forse sono io che non capisco, o che sono, come sempre, superficiale ma ... . E' paradossale, ma mi aspetto che ognuno faccia il suo mestiere e non ho mai visto un giudice di cassazione venire da un mio cliente a fare un programma,  andare in tribunale, giudicare un reato, e già che c'è venire a casa mia per portarmi due o trecentomila lire del suo onesto lavoro. Ma forse lo fa anche lui.
 
 
 

11.
 

E il fantasma disse: "allora ci avete rotto il cazzo". Ed andò a dormire.
Ma non dormì neanche un po', si mise a contare le pecore fuori dalla finestra e ne contò milioni, ma non riuscì ad addormentarsi lo stesso. Allora si affacciò alla finestra, e fu sera e fu mattino, ma non fu sonno e non fu risveglio. Guardava fuori dalla finestra la moltitudine di uomini e donne affaccendati in tutte le loro faccende, chi parlava, chi gridava, chi sognava, chi scopava, chi faceva di conto e chi studiava il modo migliore per cantare l'Aida. E fu sera e fu mattino, ma non fu sonno e non fu risveglio.
La notte passava e le stelle parlavano di altri mondi e di altre promesse, di altri cavalli e di altre pecore, ma nessuna mano di vernice riusciva a imbiancare nessun sepolcro, tanto la solitudine regnava sovrana su quella collina. All'alba ecco uscire a valle i milioni di esseri che brulicando si affaccendavano nelle loro faccende senza mai posare lo sguardo verso la collina dove il fantasma affacciato alla finestra stava pensando a tutte le cose che non c'erano da fare ma che se anche le avesse fatte non avrebbero comunque portato a nulla, tanto...(respiro). E fu sera e fu mattino, ma non fu sonno e non fu risveglio.
Sempre le stelle a guidare la mano ai naviganti, sempre i bambini più bravi a dormire e quelli cattivi con le mani sotto le coperte sperando che la dolce Euchessina faccia effetto, o che comunque le tette della governante finissero ciò che la natura aveva iniziato, pensieri strani si fanno la notte! E la mattina tutti a scuola, scimmiottando il maestro o la maestra nelle loro interminabili teorie di vita. Tutti bravi a parlare, ma mai nessuno bravo a terminare quello che aveva iniziato. Cavolo non mi ricordo chi erano "I cento giovani e forti". Be sono morti e chi se ne frega, ma nessuno mi ha mai spiegato veramente perché i contadini li avessero massacrati invece di unirsi a loro, per liberarsi dal gioco tosto degli stranieri... (sospiro). E fu sera e fu mattino, ma non fu sonno e non fu risveglio.
C'è una stella più luminosa stanotte, pensò il fantasma affacciato alla finestra rivolta verso la valle, ora, apparentemente priva di vita, ma comunque viva come l'acqua di un fiume. Non è la luna eppure illumina la valle come lei, non è una bomba , eppure fa lo stesso rumore, non è amore eppure fa lo stesso disordine.Guardati le mani, guardati i piedi, guardati allo specchio. Chiudi gli occhi è meglio non guardare stanotte quello che sta succedendo, è meglio non guardare.Laggiù il signore si è scordato di aprire gli occhi al suo popolo, laggiù il signore si è scordato di inventare un sogno per il suo popolo. Laggiù, signore, sta succedendo qualcosa e non so cosa. E nessuno sa cosa...(orrore). E fu sera e fu mattino, ma non fu sonno e non fu risveglio.
Ogni alba ha sempre qualcosa da raccontare a chi vuole ascoltarla. Non fosse altro che per gli uccellini che cantano prima di diventare cibo. Se ascolti bene puoi sentire persino il muto dialogo dei pesci, anche se il mare è lontano mille e più miglia dalla tua faccia. Ma solo la notte puoi veramente capire quanto fredda è la solitudine di un fantasma, di un ricordo, di una mano posata nella tua, di un solo silenzio, di un sonno che non arriva e che non vuoi che arrivi ... perché è tanto simili alla morte. La morte..., chissà cos'è la morte per un fantasma ...(desiderio). E fu sera e fu mattino, e fu sonno e non fu risveglio.
Triste dormire quando tutti gli altri sono svegli.
Triste essere svegli  quando tutti gli altri dormono.
Triste.
 

12.
 

Ma sei certa di quello che stai facendo.
Io non credo. Anzi credo proprio il contrario. Questo affannarsi disperato alla ricerca di te stessa. Tanto non ti trovi, per quanto puoi cercare, per quanto puoi sapere, non ti troverai mai. Forse ti troveranno gli altri, magari appesa all'albero maestro di qualche brillante ma inutile luogo comune.
E' ora di svegliarsi dal torpore di una generazione abituata a prendere, è ora di cominciare a fare altro. Diglielo ai tuoi amici, diglielo ai tuoi genitori. E' ora di svegliarsi di uscire e ballare, se ne siete ancora capaci, di riprenderci tutte le piazze che ci hanno portato via, di parlare, di sognare, di cantare, di baciarsi, di sputarsi, di essere uomini e donne che finalmente vivono. Ognuno nella sua disperazione, ognuno nella sua gioia.

E tu ci sei. Sarà mica una piccola avversità a farti pensare così piccola, da farti disperare. Vai, esci, la c'è qualcuno che ti guarda, gli piaci, vai e parlaci, magari poi piacerà anche a te, magari no magari...
 

13.
 

Ma il fantasma guardò nel mare e vide una foglia.
Era la sua vita passata che veniva portata a riva dalla corrente.

-  Ehi perché non provi a raccontarla ?
-  OK ci provo, ma voi state a sentirmi con attenzione.

Vedere una stella cadente e pensare a lei,
giocare con un pallone giallo e pensare a lei,
guardare un tramonto e pensare a lei,
non capire mai dov'è il mare e pensare a lei.

Quanti anni ho,
quanti ne ho passati,
quanti ne passerò pensando a lei.
Il mare porterà via il mio corpo e i miei pensieri
la dove una goccia crea una montagna.
E tu saprai darmi le cose di cui ho bisogno?
Ed io saprò darti le cose di cui hai bisogno?

Svegliarsi la mattina e pensare a lei,
cantare una canzone e pensare a lei,
suonare una chitarra scordata e pensare a lei,
cosa posso fare domani e pensare a lei.

Una storia per poterla raccontare bisogna viverla, o almeno pensare di averla vissuta, altrimenti il freddo che alimenta le nostre parole potrebbe prendere il sopravvento e impedirci di capire realmente cosa sta succedendo.
Ogni storia poi deve avere dei personaggi, ed almeno uno deve essere talmente reale da giustificare le parole che dice.

Ti amo...
Vorrei appoggiare la mia testa sul tuo seno e piangere
vorrei che tu...

L'altra sera ho capito cosa stava succedendo, mi aggiravo da solo per un viale alberato ed ho visto improvvisamente un gatto che mi guardava curioso. Piano piano ho cercato di avvicinarmi a lui per poterlo vedere meglio, ma lui ha preferito andare via , forse a cercare del cibo...

Ti guardo...
Vorrei avere le mie mani nelle tue e ridere
vorrei che tu...

Ogni giorno che passa leggo le mie vecchie poesie per ricordare come si fa a non pensare a nulla, ma l'unica cosa che riesco a fare e pensare a tutte le porcherie che ho fatto, e alla solitudine di chi resta a guardare un piatto pieno solo di belle parole, pieno di te.

Ti sogno...
Vorrei avere un soldo per ogni volta che ti ho pensata
vorrei che tu...

Le nostre parole le porta via il tempo. Scriviamo, scriviamo di noi e mai di voi, e tutti, dico tutti, cerchiamo di sopravviverci a vicenda. Ma il silenzio di una notte con le mani sporche di sangue non vale il sapore di un tuo bacio. Ferma il mio mondo, ferma il tuo mondo, lascia che possa guardarti mentre sorridi.

Ti cerco...
Vorrei dirti ti amo mentre tu in silenzio mi guardi
vorrei che tu...
vorrei che tu mi guardassi come io guardo te...

E oggi non c'eri, e mi mancavi.
 

14.
 

Se bastasse un rosa a descrivere un pensiero il fantasma sarebbe sincero.
"Ma che cazzo stai dicendo?"  - disse l'amico fraterno.
"Bo!" -  rispose Marturano da Roncisvalle, primo conte della pianura e secondo principe del foro del Frejus  - " era un pensiero che mi è passato per la mente ed ho dovuto citarlo"
"Proprio una bella cazzata?" - incalzò l'amico fraterno e preso un archibugio sparò a Marturano, primo conte della pianura e secondo principe del foro del Frejus.
 
 

15.
 

Ma tutte le persone che mi guardano pensano che...
Sarebbe ora di parlare della malattia, ma non ne ho proprio voglia. Una malattia subdola, che viene e va, che arriva da dietro una porta e si insinua piano dentro al tuo cervello e tu... Cominci a muoverti piano, ti prude un piede e ci pensi, senti uno strano scalpiccio in un orecchio e ci pensi, ti trema la mano di fronte al suo seno... e ci pensi. Ci pensi.
Per me  è tutto li, nel mio pensiero. Cammino, se voglio corro, se ne ho voglia posso anche ballare, ma appena sento una mano sfiorarmi la nuca ci penso. Anche se non voglio farlo, ci penso.
Ho scoperto che gli altri possono darti molto, a patto che tu sia disposto a consegnarti a loro nudo e felice di esserlo. A patto che tu sia come una spugna, pronto ad assorbire ogni cosa ti venga detta senza mai ribellarti, pronto a dare un consiglio, se richiesto, un assenso, se voluto.
Ma... a chi posso parlare di quello che ho dentro veramente. Alla paura che gela le mie spalle ogni volta che penso a quello che mi può accadere, alla voglia di urlare ti odio o ti amo o che cazzo ne so d'altro.
Poi succede che si perde e non si ha il coraggio di dire "è colpa mia".
Anche una malattia diventa questione di vincere o di perdere.C'è una palla a due e poi si comincia a giocare, se sei furbo vinci, se no perdi e se perdi non c'è nessuno che possa venire in tuo soccorso, perché giochi contro te stesso e nessuno può salvarti da te stesso.
C'era una volta un RE.
C'era una volta un REGINA.
C'era un mucchio di gente al loro matrimonio.
Ehi, versami da bere.
 

16.
 

"Ebbene si è successo: mi sono innamorato", pensò il fantasma...
L'ha guardata negli occhi un attimo, voleva semplicemente chiederle cos'era successo e improvvisamente ha pensato a quanto era bella, una semplice reazione biochimica, ma la sera tornando a casa fischiettava, pensava a lei e si sentiva... stupido, pensava a lei e... Diavolo un fantasma non si può innamorare, non ha senso che tipo di amore può dare una persona che non esiste, che nessuno vede e nessuno vuol vedere come tale. Lui è, e resta, un fantasma, solo quello.

Eppure il mare è bello.
Eppure se guardo i tuoi occhi fuggo per non tornare
e mangiare una mela con te basterebbe a farmi dire...
Mi sono innamorato e penso.
Sto solo sognando un uccello nero che passa sulla mia testa
grande e cattivo, stupido come solo chi è grande sa essere.
Eppure il mare è bello.
E ai primi caldi è bello parlare con te sulla riva del mondo
con le stelle a far da pacere
e nessuno che sappia tacere.

Dormi e non pensare cazzone di un fantasma.
 

17.
 

Qualcuno sorride alle tue spalle e tu gli ridi in faccia!
Udite udite coglioni qua fuori sta succedendo di tutto, e voi non ve ne accorgete. Voi votate e vi siete lavati la coscienza. Voi cantate e pensate col canto di essere apposto. Ma mai ascoltare, mai ascoltare cazzoni. Con cosa credete di fermare l'avanzata di chi ha fame. Con le leggi.
Non avete capito proprio un cazzo, l'avanzata dei disperati la fermerete solo con le armi o con l'umiltà di chiede scusa e si rimbocca le  mani per cambiare veramente, ma ne la prima ne la seconda possibilità sono nelle vostre mani turpi mentecatti e allora sarete spazzati via dall'orda furente di chi ha fame e poi ... forse, chi resta, ricomincerà.
Non credo in quello che dite. Non ci credo e saremo ricordati come i mentecatti che hanno lasciato il mondo molto peggio di come lo avevano trovato.
 

18.
 

Un pensiero nel profondo mistero del mio cuore. Ma non basta guardarti. Non basta pensarti, non basta toccarti.

"Penso di essermi innamorato di te", disse il fantasma.
"E chi se ne frega", rispose la piccola fiammiferaia...
"Ma io ti a.a.amo", balbettò il fantasma
"Ed io no" rispose la piccola fiammiferaia, ed accese il primo cerino...

Alla luce fioca della tenue fiammella apparve una maga che disse: "Perché mi hai chiamata?" e l'eremita rispose: "La vita sta andando mia adorata amica, vorrei la tua compagnia prima di congedarmi dal mondo, vorrei raccontarti delle navi di Iside che solcavano, imperiose, tutti i mari dell'oriente prima del grande gelo, vorrei raccontarti le avventure dei miei amici dalla pelle d'argento alla disperata ricerca della loro principessa alata, vorrei raccontarti....". E l'eremita morì prima di riuscire a raccontare altro, allora la maga lo baciò sulla fronte , spense la tenue fiammella e nel buio camminò verso l'unica stella presente nel cielo intonando una triste canzone.
"Ogni pensiero segue il suo sogno. Ogni sogno muore con il suo pensiero".

"E se invece di essere un fantasma fossi un principe mi ameresti?"
"E se fossi una donna invece di una piccola fiammiferaia tu mi lasceresti in pace?", ed accese il secondo cerino....

"Comandante abbiamo trovato un relitto nella baia". "Impossibile" rispose Marquez al fido Junos, "siamo i primi a navigare per questi mari, nessuno mai avrebbe potuto precederci". "Eppure è li comandante", incalzò Junoz, "abbiamo cercato di salire a bordo, ma improvvisamente il mare si è ingrossato e siamo dovuti tornare indietro, sembrava una vecchia  caravella portoghese, due sole lettere del nome siamo riusciti a leggere, le altre probabilmente le ha cancellate il tempo , c'era una S ed una A".
"Tornate al relitto appena il tempo sarà cambiato e fatemi sapere".
Il fido Junoz uscì dalla cabina del comandante. Il comandate spense la candela e quella notte sognò un vecchio amore che aveva lasciato tanti anni prima nel porto di Agistu, ai confini dell'impero, e svegliandosi  di soprassalto gli venne in mente un triste canzone che cantava sempre camminando verso l'unica stella presente nel cielo.
"Ogni amore è solo un insieme di ma, Ogni ma segue il percorso del suo amore"

"Mi sono innamorato di te", disse il fantasma.
"Ho appena cambiato maglietta", rispose la piccola fiammiferaia...
"E questo cosa significa", disse il fantasma
"Che devi sparire", rispose la piccola fiammiferaia, accendendo il terzo cerino...

"Figliolo non devi abbandonarti alla disperazione, devi essere forte ed affrontare ogni avversità con la certezza di essere sempre il più forte, il più bravo, il più cattivo. Solo così potrai affrontare ogni avversario sicuro di sopraffarlo con la forza del tuo pensiero, con la forza della tua luce interiore, con la forza...", "delle tue cazzate" interruppe l'adepto il suo maestro e voltatosi verso la porta scrollò le ali e spiccò il volo verso l'unica stella che brillava nel cielo, spegnendo per sempre la tenue fiammella che ardeva nel cuore dell'orgoglioso insegnante. La canzone sempre la stessa, in ogni parte dell'universo, sempre uguale a far da sfondo.
"Ogni uomo cerca la sua donna in se stesso,
Ogni uomo trova la sua donna negli occhi di un attimo
Retto osserva senza sussurri attento nella attesa
il marinaio.
Sente insensate le vili inutili attese
il comandante.
Nulla accade. Una sola insicura  certezza  attende  ancora
la nave.
Via inutili attimi, morti odiose, malferme attenzioni
lasciatemi da solo"

"Sei certa di non amarmi" disse il fantasma.
"Non lo so " disse la piccola fiammiferaia e buttò via una scatola vuota di cerini.
 

19.
 

Ed oggi ho scoperto quanto sei bella.
Qualunque cosa fai, qualunque cosa dici.
Forse ti ho guardato come non ti ho mai guardata,
forse la luna era così bella cha ha fatto volar via i miei pensieri
ed osservandoti senza essere visto ho scoperto
che non potrei fare a meno di te.
Chiunque tu sia
qualunque cosa tu faccia.
Oggi ho scoperto quanto sei bella.

"Piantala deficente", disse la piccola fiammiferaia, e non accese nessun cerino perchè li aveva finiti.
 

20.
 

Come deve finire una storia?
Una storia mai raccontata ed appena vissuta, di quelle storie che non entrano nei libri, che non sono storie d'amore, ne d'avventura, ne di politica. Sono storie come milioni di altre storie, colte a volte rubando parole da una corversazione di due estranei mentre si beve un caffè al bar, oppure percepite nello sguardo di qualcuno che sembra dire "hai voglia di starmi a sentire un po'?".
Ecco come deve finire la storia di un fantasma, con la morte, la scomparsa, il quieto vivere di una "piccola città bastardo posto" , il lieto fine di una novella per bambini.
Se la storia è una storia d'amore potrebbe finire con un ci amiamo od un ti amo, se fosse un'avventura potrebbe finire con la salvezza o con una tragedia, se fosse politica, con l'elezione o meno, ma se fosse semplicemente una storia, una storia qualsiasi in cui c'è solo la vita di un fantasma che inizia con la morte di qualcuno e finisce con..., con che cosa finisce.
Un MA, un giorno, ha svegliato un fantasma che ha cominciato a parlare di tutto quello che voleva, poi il fantasma non riusciva a dormire, poi si è ammalato e poi si è innamorato, poi....
E poi cosa. Poi continua, le nostre storie finiscono in un modo solo, penso, una lapide con su scritto 'nato il...', 'morto il...' e una frase scontata possibilmente in latino.
Ma questa non è un fine degna di una grande storia, e poi i fantasmi non muoiono, sono già morti, al limite possono restare fermi a guardare un'immagine che non arriva mai al dunque, tipo un salto che non arriva mai al suo apice,  un tiro che non arriva mai al canestro, od una strada che non finisce mai.
Ma deve poi avere una fine una storia, soprattutto una storia mai raccontata. Se proprio deve averla questa fine mettetecela voi e fatela finire come meglio credete.

E fu sera e fu mattino, e fu sonno...